Ciao, mi chiamo Andrea, sono un educatore della Comunità San Francesco di Monselice (Pd). In questo blog desidero presentare alcune tematiche legate al lavoro che svolgo quotidianamente in comunità. Nello specifico mi occupo di reinserimento sociale e lavorativo di persone che hanno svolto un programma terapeutico riabilitativo residenziale. Il programma di reinserimento prevede la definizione di un percorso che permetta di pensare e di realizzare un progetto di vita, senza l’uso di sostanze stupefacenti e di mettere in pratica le competenze acquisite o recuperate attraverso un processo graduale di autonomizzazione. L’intervento terapeutico riabilitativo proposto dalla Comunità San Francesco integra il proprio modello con l'approccio di ecologia sociale fondato da Vladimir Hudolin.


mercoledì 11 settembre 2013

reinserimento lavorativo e autonomia della persona

Il reinserimento lavorativo rappresenta una parte fondamentale della riabilitazione sociale, costituisce la base per poter mettere la persona nella condizione di potersi assicurare un reddito e di costruire la propria autonomia e prospettiva di vita realmente integrata (Mancini et al., 1999).
Gli operatori attuano una scelta tra un percorso formativo occupazionale (tirocinio) o un percorso lavorativo vero e proprio tenendo conto delle caratteristiche psico-fisiche, della motivazione e della disponibilità del soggetto . La loro attività di orientamento e sostegno sono inversamente proporzionali alle capacità raggiunte dal soggetto, in quanto finalizzate a promuovere l'autonomia. In particolare, può essere considerato autonomo colui che è in grado di operare (capacità di funzionare) e di sussistere (capacità economica), autoregolandosi. Il percorso autonomizzazione è considerato come un processo di scoperta delle proprie capacità di auto-regolarsi, cioè della capacità di organizzare i propri comportamenti e le proprie scelte con riferimento a se stessi e agli altri.

5 commenti:

  1. Credete che una persona che in passato ha avuto problemi di tossicodipendenza sia più vulnerabile allo stress, noia, fatica e fallimenti? Secondo voi è giusto viversi o alimentare queste problematica per cercare di trovare la tua strada? (La strada che un giorno ti permetterà di stare davvero bene).

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    1. Non credo sia più vulnerabile, credo semplicemente che delle persone che decidono di cambiare completamente la propria vita debbano ripartire da zero, come fossero dei bambini. Devono imparare tutto da capo, affrontare le situazioni senza l'ausilio di "palliativi", se così si possono chiamare, come droghe o alcol. Bisogna crearsi un nuovo bagaglio esperienziale e acquisire nuovi strumenti, funzionali agli scopi preposti e non auto ed eterodistruttivi. Allora si cresce e si impara davvero a superare le difficoltà con la propria forza e il supporto delle persone vicine. Farsi "forte" di questi problemi, questo si che è autodistruttivo ed è un atteggiamento immaturo e inconcludente, come se chi avesse avuto dei problemi fosse diverso dagli altri che dovrebbero inoltre dimostrarsi comprensivi alimentando questa sorta di autocommiserazione controproducente e dannosa.

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  2. La dipendenza...dipendere da qualcosa senza non si vive...una bella rogna...sei tutto concentrato in quello cosa lì e a ciò che gli sta attorno e le conseguenze che procura a te e agli altri non ne parliamo...una specie di gabbia...Non sei più un uomo libero..ti toglie altri spazi di vita quelli che ti permettono di crescere incontrare sperimentare conoscere a 360'. Quando non ne puoi più o sei costretto e cominci a farci i conti mamma che fatica e se ti ripigli è un po' come rinascere e scopri di te cose nuove e impensate. Certo non è facile ricominciare ma se inizi ad assaporare quell'altra parte di te...rischi di non voler più tornare indietro. Rimane per sempre quella vigilanza sui rischi che possono avere certi luoghi certe persone certe abitudini e allora cominci a fare delle scelte a proteggerti in un certo senso. Ma poi per il resto è uguale agli altri... le salite le discese...solo che tu hai fatto una esperienza di rinascita e sai molto di più cosa puoi perdere...hai più voglia di recuperare più voglia di vivere. Direi vai lasciati vivere, inventa, progetta, esplora, lotta, desidera sogna...direi di non avere paura di cercare di essere un uomo/donna migliore...

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  3. Reinserimento: riprendere un'attività lavorativa ed un impiego abbandonato per "motivi
    particolari", e ripreso senza costrizioni alcuna con un impegno serio e responsabile.-
    Tutto questo non solo per un sostentamento individuale ed una libertà personale, ma la creazione di un posto nel contesto sociale che ci gratifica come soggetto attivo.-
    Ragazzi.....!!! Assecondiamo l'iniziativa intrapresa da Andrea, con l'apporto di nostre esperienze personali, in qualsiasi campo espletate.-
    Buon lavoro a tutti da Nonno Neno.-

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  4. Reinserimento lavorativo per tossicodipendenti...un tema senz'altro molto importante per la società. Ci troviamo in un periodo storico difficile, in cui c'è una carenza di lavoro e occupazione già per persone senza particolari difficoltà e dove la parola crisi campeggia imperterrita sulla bocca di tutti. Cercare di effettuare il reinseriemento di un ex tossicodipendente attraverso un percorso che aiuti la persona ad abituarsi all'attività lavorativa e a diventare autonomo senza ricorrere all'uso di sostanze è senza dubbio un percorso impegnativo. Allo stesso tempo però, credo che il reinserimento in un'attività lavorativa costituisca un grande deterrente alle ricadute che, purtroppo, sappiamo non essere rare. Per questo associazioni e cooperative che si occupano di questo dovrebbero essere sostenute il più possibile, per garantire a tutte le persone che hanno avuto una simile difficoltà a rialzarsi e a costruire nuovamente una nuova vita. Complimenti agli operatori che se ne occupano!

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